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Milano-Cortina: appuntamento al 2026 con le Olimpiadi Invernali del Buonsenso!

 

NG Editoriale

by Sauro Scagliarini

August 9, 2019

 

Alla fine contano i fatti. E i fatti dicono che dallo Swiss Tech Convention Center di Losanna il 24 giugno scorso, un lunedì dal caldo insopportabile,  ne siamo usciti vincenti: Milano & Cortina avranno assegnati i Giochi Olimpici Invernali del 2026.

Il risultato: 47 voti favorevoli (anche se gli americani ci hanno voltato regolarmente le spalle, ma non i cugini francesi) contro i 34 andati alla Svezia. Ma sbaglia chi crede che a perdere sia la linda e ordinata Stoccolma con i suoi edifici in stile modernista. No, se c’è una perdente è la città di Torino, con i suoi palazzi barocchi, che a metà percorso ha deciso  di ritirarsi dalla candidatura dei Giochi per fumisticherie o meglio per strategie esclusivamente politiche. Come ha dichiarato Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Quando Torino si è sfilata, eravamo praticamente morti”. Con il rischio che per un gesto di stizza o sconforto, anche Milano decidesse di gettare la spugna. E invece no. La città meneghina non ha piegato la schiena e ha scelto di guardare oltre, verso le Dolomiti. Giocando la carta di Cortina d’Ampezzo che si è rivelata essere l’asso nella manica. Dimostrando che l’ottimismo e il lavoro tenace, duro, appassionato fatto di rapporti ma anche di utopie, alla fine paga. Si è scelto, infatti, di portare avanti il nome di due città quando ancora era proibito dalle regole. Come ha affermato Giovanni Malagò, presidente del Coni, “Abbiamo inventato quesa vittoria dal nulla”.

Ora l’Italia avrà, finalmente, nel 2026 la sua terza Olimpiade invernale (con un cachet di  900 milioni di euro che il Cio passa ai firmatari,e siamo sicuri che sarà una grande svolta, non solo per il Paese, ma anche per l’olimpismo che nelle ultime edizioni, sia che fossero i giochi estivi o invernali, aveva fatto non pochi danni con i sogni di vanagloria e i conseguenti deficit spaventosi che le nazioni ospitanti si dovevano accollare: il più emblematico e triste la Grecia che ha notevolmente accelerato la degenerazione dell’economia nazionale. Detto questo, se abbiamo vinto è per tanti motivi.

La retorica indica nella bellezza delle Alpi, nella tradizione degli sport alpini e nei primati, anche recentissimi, dei grandi atleti azzurri, per tacere del buon cibo ( in scena al recentissimo Expo di Milano, un ennesimo esempio di concretezza davanti agli occhi del mondo) quella sorta di garanzia che è sotto gli occhi di tutti.

 

A noi piace ricordare che abbiamo vinto, anche perché sarà l’Olimpiade del buon senso che usa le infrastrutture eccellenti che già esistono e che hanno fatto dell’Italia un’icona da imitare negli sport invernali.

Si dovrà costruire pochissimo (questo era il tema principale del nuovo corso del C.I.O.), anche perché tredici su quattordici impianti richiesti sono già realizzati. Tre villaggi olimpici (Milano, Cortina e Livigno) che verranno fagocitati facilmente dopo i Giochi; la gloriosissima pista da bob a Cortina (quella del Rosso Volante, l’iridato Eugenio Monti) verrà totalmente rifatta e così poche altre strutture. Le faraoniche costruzioni necessarie per le cerimonie di apertura e chiusure dei giochi (nonchè gli eventi più mediatici di tutti i giochi) saranno a Milano il Pala Italia di Santa Giulia e lo stadio Meazza di San Siro, e l’Arena di Verona.  Siamo riusciti ad inserire un unico impianto in Alto Adige, ad Anterselva (val Pusteria e a pochi chilometri da Cortina), che è considerato il migliore al mondo dagli atleti del biathlon perché ottimamente organizzato e funzionale, oltre che stupendo per il contesto scenografico.

 

In Trentino ci saranno altri tre siti olimpici, in località minori: Baselga di Pinè, Tesero e Predazzo che hanno le stesse caratteristiche di straordinarietà per la tradizione che hanno saputo costruire e le eccellenti strutture, ma anche le grandi competenze dei locali, rispettivamente nel pattinaggio di velocità, lo sci di fondo e salto con gli sci insieme a combinata nordica.

E poi c’è la Valtellina con Bormio e Livigno dove si gareggerà nello sci alpino (solo maschile) e in tutte le categorie dello snowboard.

Se saranno le Olimpiadi di Milano e Cortina è scontato che molti eventi animeranno le due città. Sotto il Duomo: hockey e pattinaggio su ghiaccio, e short track. A Cortina: sci alpino femminile, curling, bob, slittino e skeleton. Auguriamoci che il milione di dollari che il C.I.O. ci accrediterà a giorni per contribuire alla costruzione e all’ammodernamento delle strutture verrà ben speso insieme ad una cifra di circa la metà a carico delle regioni (Lombardia e Veneto). Una bazzecola in una visione generale e lungimirante se si considera che questi poli dell’eccellenza sono dei motori straordinari di lavoro, reddito, ricettività turistica che hanno solo bisogno di conferme e attenzioni per restare sempre in cima. E infatti secondo uno studio condotto dall’Università La Sapienza di Roma insieme alla Bocconi di Milano e Ça Foscari di Venezia, la ricaduta sul Pil sarà pari a 2 miliardi e 300 milioni di euroPer questo lo stato ci metterà del suo ( circa 415 milioni di euro di cui 402 per le spese in materia di sicurezza) per la felicità di tutti, compresi quelli che non hanno interesse per le Olimpiadi.

Il quadro pare idilliaco e tutti dovrebbero essere felici di questa nuova formula dove l’Italia ha trovato compattezza per risultare la vincitrice.

Il pensiero corre però a Torino e alle Alpi del Piemonte che ospitarono l’Olimpiade del 2006. Erano perfetti per farne parte e proprio in questo nuovo spirito dopo vent’anni esatti. Hanno perso un’opportunità che altri hanno colto. Ora è ridicolo sentire chi tenta di salire sul carro dei vincitori offrendo la disponibilità last minute del territorio e delle infrastrutture (con una spesa di 40 milioni di euro, il Piemonte si è fatto vergognosamente avanti) che in alcuni casi sono diventate cattedrali nel deserto. Ne facciano tutti tesoro e trasformino in saggezza l’esempio di Milano & Cortina perché i treni si devono prendere quando passano.