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by Dario Bragaglia
May 30th, 2025

La Trama fenicia, l’ultimo e tra i più irresistibili lungometraggi di Wes Anderson (presentato al recente Festival di Cannes alla presenza di due dei protagonisti del suo film, Benicio del Toro e Benedict Cumberbatch) è al suo esordio nelle sale cinematografiche italiane. Ma per gli appassionati dell’universo visionario del regista texano c’è un altro appuntamento imperdibile.

La Cinémathèque française a Parigi gli dedica una grande esposizione (fino al 27 luglio 2025), la prima che – attraverso un accurato mix di disegni, filmati, oggetti, costumi, libri, documenti – ricostruisce in maniera coerente e cronologicamente tutto il suo lavoro, dai primi passi negli anni ’90 come regista autodidatta (Un colpo da dilettanti, Bottle Rocket, 1996) fino alle opere più recenti (Asteroid City 2023), passando per tutta una costellazione di film che gli hanno data fama internazionale, come Grand Budapest Hotel (2014).

È stato il regista stesso, lo scorso marzo a inaugurare la mostra accompagnato dal presidente dell’istituzione parigina, il grande regista Costa-Gavras. “Ho visitato la Cinémathèque per la prima volta 25 anni fa, quando la sua sede era ancora al Trocadero, ma prima di allora è sempre stato un luogo della mia immaginazione, come quando leggevo le lettere di François Truffaut” ha sottolineato il grande regista americano. 
E davvero non c’era luogo migliore per rendere omaggio al metodo di lavoro di Wes Anderson, agli antipodi del sistema hollywoodiano, che l’edificio di rue de Bercy progettato da un’altra mente visionaria nel campo dell’architettura contemporanea, come quella di Frank O’ Gehry.
Scarlet Johansson in una scena del film Asteroid City del 2023
L’esposizione ci fa scoprire i mondi immaginari ricreati da Wes Anderson nei suoi film. Un risultato espressivo raggiunto attraverso scelte stilistiche ricorrenti, come la passione per i tableaux vivants, la simmetria, i grafismi, i tagli di montaggio, i dialoghi poetici, l’importanza data alla colonna sonora, senza trascurare la fedeltà assoluta all’uso della pellicola a discapito del digitale. Il regista ha saputo immaginare dei mondi fantastici che hanno incantato gli spettatori di tutto il mondo. Fondamentale il contributo di una squadra di collaboratori fedeli, a partire dallo sceneggiatore Roman Coppola (il figlio di Francis Ford), al compositore Alexandre Desplat, allo scenarista Adam Stockhausen.

Importantissimo anche l’incontro con la costumista italiana (nata a Torino) Milena Canonero, famosa per una carriera che l’ha portata a collaborare con i più grandi registi degli ultimi decenni.

Vi dicono qualcosa gli abiti di Arancia Meccanica o di Barry Lyndon, due capolavori di Stanley Kubrick? Ebbene, c’è la mano di Milena Canonero che per Anderson ha creato i costumi di Grand Budapest Hotel, premiati con l’Oscar nel 2015; e prima ancora quelli de Il treno per il Darjeeling.
Si scopre tutto questo nella mostra parigina, oltre alle numerose foto di scena in cui compaiono gli attori (alcuni fedelissimi) che hanno contribuito a rendere inimitabile il cinema di Anderson.

Qualche esempio? Gene Hackman il rimpianto e indimenticabile protagonista de La famiglia Tenenbaum assieme a Gwyneth Paltrow nei panni di Margot Tenenbaum vestita con una pelliccia Fendi; per finire con la bravissima Scarlett Johansson che ammicca come una pin-up dei fifties in Asteroid City. In mezzo le tante interpretazioni dei suoi attori feticcio come Bill Murray, Jason Schwartzman, Adrien Brody, Ralph Fiennes, Owen Wilson.

L’influenza del regista texano (ma innamorato della cultura europea) non si ferma al mondo del cinema. La mostra parigina è frequentatissima da una generazione di venti-trentenni che si ispirano, anche nel look, ai suoi personaggi cinematografici, tanto che si potrebbe individuare una tendenza: la Wes Style Story. Ovvero una lezione di stile ispirata dal cinema di Wes Anderson, come ha titolato Le Figaro. Colori vivi o pastello, dettagli rétro, bizzarrie assortite nei dettagli d’abbigliamento, look da piccolo genio come quello di Jason Schwartzman in Rushmore (1998) :
uno stile che è al tempo stesso vintage e pop, studiato e décontracté. Se siete curiosi di scoprire tutto questo, ma non riuscite a liberavi in tempo per la mostra parigina, sappiate che avrà un seguito (seppur in versione più ridotta) al Design Museum di Londra.
Guarda il Trail:
La Trama Fenicia