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Corona Oblige! by Barbara Ronchi della Rocca

Un momento della sfilata della stilista francese, Marine Serre, il 25 febbraio a Parigi in occasione della Fashion Week. Le modelle indossano mascherine chirurgiche di design che hanno anticipato i tempi. (Courtesy of Madamelefigaro.fr)

Bon Ton

by Barbara Ronchi della Rocca

March 31, 2020

Il motivo del tartan dell’abito firmato Marine Serre, ripreso sulla mascherina chirurgica con filtro (mod. FFP2 in Europa o N95 negli States). Per essere chic in qualsiasi situazione, anche la più deprimente.

Ammettiamolo. Fa sempre un certo effetto, anche se ormai dovremmo esserci abituati, ritrovarsi in panetteria e farsi servire da chi indossa mascherina chirurgica e guanti in lattice. Sembra di essere catapultati nel bel mezzo di una scena di un film apocalittico del genere Contagion di Steven Soderbergh (nel lontano 2011). Eppure è diventata, ahimé, la regola. Perché le nostre abitudini, Coronavirus oblige, sono cambiate. Oh se sono cambiate. E con esse non solo le buone maniere, ma financo il lessico. Termini del tutto nuovi sono entrati a far parte ormai del nostro linguaggio comune. Dal Social Distancing, che vuol dire, lo sappiamo bene, perché siamo martellati da mattina a sera da giornali, radio e televisioni, il mantenere le distanze di almeno un metro, misura variabile a seconda dell’indice di simpatia di chi incontriamo, si sa, ma è meglio non stare a distanza di oltre due metri se si vuole conservare un rapporto, come dire, un minimo confidenziale. Atteggiamento che se portato all’estremo ci conduce dritti a un certo ‘Social Recession‘, ovvero al distacco sociale (il che vuol dire un addio ad abbracci, ‘no-more-big-hugs’ per dirla con l’epidemiologo Walter Pasini, strette di mano, e persino conversazioni occasionali con amici)  anche a pandemia terminata, e che potrebbe avere ripercussioni gravi specie nei sogetti più vulnerabili.  (Vedi il recente articolo sul New YorkerHow Loneliness from Coronavirus Isolation Takes Its Toll‘ a firma di Robin Wright). Il restare per molto tempo reclusi in casa (o è meglio dire ‘arresti domiciliari’?) per la salute equivale a fumare quindici sigarette al giorno, (consiglio che non possiamo certo permetterci di trascurare).

Una-scena-finale-del-film-profetico-Contagion-di-Steven-Sodebergh-distribuito-nel-2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Del tutto nuovo anche il termine Expeditionary Behavior (lo conoscevate?) abbreviato nell’acronimo EB, tanto vantato da Samantha Cristoforetti, la nostra astronauta nello spazio, (rimasta 199 giorni e 16 ore confinata all’interno di un’astronave, un vero e proprio  record di permanenza) che ci insegna a prendersela comoda, misurando lentamente le nostre azioni e ‘least but not last’ a creare un rapporto armonioso con gli altri che ci circondano. “C’est très facile“, almeno a dirsi.

“La cosa più difficile è restare calmi nel bel mezzo del ciclone.” Ad affermarlo   è la stilista francese Marine Serre la cui collezione autunno-inverno 2020, in passerella il 25 febbraio alla Fashion Week di Parigi, si è distinta per le mascherine chirurgiche decorate di paillette, pizzi e organza.

Il che ci porta dritti dritti all’uso preponderante dell’aggettivo Smart nei neologismi, (che ha quasi soppiantato l’ormai consunto ‘chic’) come lo Smart Working, ovvero il telelavoro (tanto agognato ma anche tanto inviso per la mancanza di orari che comporta), lo Smart Planning (la pianificazione perfetta dei doveri familiari…lasciamo stare i diritti) sino allo Smart Shopping (perché è meglio fare una spesa cumulativa mensile piuttosto che essere fermati dalla polizia per un acquisto banale). O ‘contact tracing’, l’arte di individuare le persone che sono venute a contatto con un individuo positivo al virus, non importa se asintomatico o meno.

(Una mascherina couture di Marine Serre. (Courtesy of Francetvinfo.fr)

Ovviamente cambia anche il nostro modo di vestirci. In occasione della Fashion Week di Parigi, la stilista francese Marine Serre,ha portato un certo ‘frisson’ nel pubblico (menomale ne sentivamo la mancanza) portando in passerella delle modelle stracoperte da capo a piedi, con il viso nascosto da mascherine chirurgiche in tulle, a pois, oppure in organza. Una collezione a detta degli esperti di moda, immaginifica quanto visionaria e aderente alla realtà.

Un ritratto Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust (1900). Courtesy of Wikipedia.

 

Ecco,  se  dobbiamo temporeggiare prima di concederci una vacanza, tipo una bella crociera per riprendersi, non sarebbe male, almeno spiritoso, infilare nei bagagli una mise ‘total look’ di Marine Serre. ‘On sait jamais’. Con tanto di mascherina, da riutilizzare  in città, sempre se non temiamo il disagio e il ridicolo, specie nei luoghi affollati.

Perché come dicono i nostri beneamati cugini d’oltralpe, “Il faut faire avec…”. Ovvero bisogna adeguarsi. Del resto un principe della letteratura francese come Marcel Proust amava ripetere che “la buona creanza è l‘arte di mantenere le distanze”.  Certo, anche dal proprio egocentrismo come dal piacere di stare comodi, cosa che può ridurci alla sciatteria.

Oggi, anche se non ci sentiamo coinvolti nell’atmosfera di allarmismo generale, nonostante la condizione di ‘lockdown‘ (tutti confinati in casa, ligi alla regola dello Stay-at-Home) dobbiamo sapere tenere  “fisicamente” le distanze dagli altri, per rispetto verso chi allarmato lo è davvero. La misura esatta è di 1 mt e 82 cm. almeno a detta del virologo Massimo Andreoni, intervistato di recente sul canale televisivo di Sky, per evitare che si venga a contatto con il  droplet, le goccioline di saliva.

Abolita la stretta di mano (odiata da igienisti di varie epoche da Mussolini a James Joyce) è il momento di riportare in auge i guanti, vero caposaldo di eleganza e di igiene, che i signori uomini possono tenere indossati durante il saluto, grazie al momento particolare. I più modaioli potranno riesumare da qualche cassetto il modello da guida.

 

 

 

 

 

 

 

 

Da non adottare invece gli air kisses,la versione “soffiata” del bacio sulla guancia, già ridicola  negli Anni Cinquanta,  come protezione contro i rossetti no-transfer.  Prestiamo attenzione al modo di porgerci nei gesti, nelle parole, negli sguardi: scrutare ogni nostro simile come se fosse un possibile untore è un gesto maleducato, oltre che isterico. Meglio non chiedere di usare il bagno in casa d’altri, che farci sorprendere a spruzzare il disinfettante sui sanitari! Ma rispettiamo le paure altrui:  se siamo raffreddati,  evitiamo di sternutire e tossire senza “protezione”, teniamo in borsa o in tasca un sacchetto di plastica in cui riporre i fazzoletti di carta usati e non entriamo in ascensore con altri.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il comportamento ideale si conquista con accuratezza, vigilanza, disciplina: bisogna sembrare rilassati, ma senza esserlo troppo, perché la mancanza di spontaneità è estremamente irritante.  Comunque,  anche un periodo non bello può essere affascinante, perché ci permette di migliorarci sul piano personale. E finiti i tempi del contagio, apprezzeremo di più il melting pot della vita sociale. E poi come ricordavano gli antichi filosofi come Cicerone, ‘Ad Astra per Aspera‘, a volte sono proprio le difficoltà a farci assurgere alle stelle.

 

 

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